La comunicazione ecologica


La comunicazione ecologica è stata creata da Jerome K. Liss per i gruppi di cambiamento sociale. L’espressione stessa “comunicazione ecologica” è stata da lui coniata per descrivere questo metodo di lavoro che comprende strumenti semplici capaci al contempo di lavorare in profondità nei contesti di gruppo per facilitare i rapporti tra le persone e creare coesione nel gruppo.

Jerome K. Liss parte dalla considerazione che la comunicazione tra gli esseri umani funziona come per gli esseri in natura e che dove c’è espressione massima delle potenzialità del singolo, tutto può collaborare per il raggiungimento di uno scopo maggiore in un equilibrio tra individualità e sistema, gruppo, umanità.

la comunicazione ecologica

 

Individuo e comunità


La comunicazione ecologica è l’applicazione dei principi ecologici alle relazioni umane: coltivare le risorse di ogni persona, rispettare la diversità e nello stesso tempo mantenere una coesione globale in modo che le persone possano agire insieme per un obiettivo comune. Questo metodo tenta di trovare un equilibrio tra bisogni individuali e crescita della totalità. In particolare si affrontano le metodologie fondamentali per la creazione di una comunicazione democratica nel gruppo. Si analizza attraverso l’attivazione pratica e la simulazione di casi concreti: la critica costruttiva, la risoluzione dei conflitti, lo sviluppo dei progetti, la cooperazione, l’empatia corporea, la metacomunicazione, la comunicazione non verbale.
Il “Principio Ecologico” nella comunicazione ci porta a rispettare l’individuo (“rispettare la diversita'”) e nello stesso tempo a cooperare con il gruppo (“Rispettare il contesto”).

La metodologia


La comunicazione ecologica viene con un nuovo apprendimento. Ogni partner deve essere aperto a questa novità: la comunicazione ecologica esige che il messaggio espresso sia pulito. Senza giudizi rigidi, senza monopolizzazione, con rispetto per la diversità. Inoltre quello che riceve il messaggio può dire, “Tu sei troppo dogmatico!”, oppure, “Voglio più tempo, Io, per rispondere!” Queste modifiche della comunicazione, chiamate “metacomunicazione,” dipendono da due nuovi apprendimenti:

1. Quello che riceve il messaggio può richiedere un cambiamento, per il futuro, da parte di quello che dà il messaggio

2. Quello che dà il messaggio deve accettare di modificare il suo modo di parlare per il futuro.

Quindi c’è un apprendimento di competenza e di atteggiamento nella Comunicazione Ecologica.

Il valore del feedback


Le influenze di feedback provengono da tutti i membri. Tutte le azioni piu’ importanti sono discusse e decise dai membri del gruppo nel loro insieme. In un gruppo di mutua partecipazione il feedback e’ offerto da chiunque sia coinvolto nella decisione: chi la mette in pratica e chi ne riceve l’impatto.

Il ruolo del facilitatore


Il Facilitatore è come un enzima biologico. Il suo compito è catalizzare la comunicazione fra i membri. Il facilitatore aiuta il gruppo a muoversi nella giusta direzione cosi’ come in biologia le molecole dell’individuo sono aiutate a muoversi in modo corretto dagli enzimi, che svolgono il ruolo di “catalizzatori” e di “facilitatori biologici”.

L’obiettivo dei facilitatori è quello di trarre il meglio dai membri del gruppo, e nello stesso tempo aiutarli a interagire in armonia reciproca. Lui o Lei affronta spesso la deviazione dal tema e la mancanza di una proposta concreta. Superando questi problemi, ogni membro del gruppo può sentire un invito a partecipare, offrire le proprie idee e proposte ed apprezzare i contributi degli altri.

Spunti metodologici per la facilitazione

 

  • Evitare il dogmatismo e l’escalation del conflitto. (La questione non eè “chi ha ragione”, ma “cerchiamo di aiutarci a capire”).
  • Evitare la monopolizzazione (Fare in modo che ognuno si possa esprimere).
  • Aiutare a mantenere concreta la discussione (Rimanere ancorati al fare senza impantanarsi nel dire).
  • Incoraggiare i membri non attivi a partecipare. Evitare lunghi periodi di inattività fisica (C’è bisogno di incontrarsi dal vivo e fare cose nel mondo reale).
  • Non giudicare le persone, ma esprimere sé stessi (“IO MI SENTO a disagio per quello che hai fatto” è meglio di “TU SEI un completo fallimento”).
  • Concentrarsi sulle parti utili delle critiche e chiedere alternative positive alle azioni criticate.
  • Essere consapevoli della complessità.
  • Discutere i sentimenti offesi e i malintesi.
  • Ragionare in positivo.
  • Costruire la fiducia rafforzando la relazione di base.
  • Descrivere in modo costruttivo le proprie aspettative e delusioni.


Conclusioni


È possibile provare ad applicare la prospettiva e la modalità della comunicazione ecologica in qualsiasi momento. Per prima cosa dobbiamo prestare più attenzione a come noi ci relazioniamo a chi ci sta di fronte e a capire se e quando tendiamo a cadere nelle tante trappole della comunicazione, ovvero quelle modalità di cui magari non ci accorgiamo neppure, ma che sono capaci di generare nell’altro reazioni ostili o di alimentare pericolose spirali di anticomunicazione.
Via via impareremo a scegliere di evitare, o almeno a misurare, la monopolizzazione, il sarcasmo, il dogmatismo, il giudizio, l’insulto, preferendo invece la positività, il consiglio costruttivo, l’ascolto positivo.

Articolo a cura di Laura Bonaita (Responsabile ufficio progettazione presso Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo)


 
 

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