Nell’Italia che trema a causa dell’altissimo rischio sismico e idrogeologico, Roma è l’unica capitale priva di un Museo geologico nazionale dal 1995. Berlino, Londra, San Pietroburgo, Vienna e Parigi hanno ancora i loro musei di fine ‘800. Un patrimonio inestimabile quello italiano che, facendo una stima approssimativa, ammonta a circa 5 milioni di euro. Secondo alcuni esperti, infatti, non è stato mai calcolato il valore di ogni singolo reperto e minerale. La biblioteca composta di 250.000 volumi, oltre 60.000 pezzi, costituisce tra le più importanti collezioni d’Italia e d’Europa, testi su cui studiavano geologi provenienti da tutto il mondo.
Centocinquantamila reperti tra minerali, marmi, fossili di animali, piante, legni, microrganismi, scheletri umani di diverse ere, documenti e plastici, che ora sono raccolti dentro centinaia di casse.
 
 
museo naz. geo roma
 
Da anni l’edificio che lo ospitava è stato svuotato e ora tutto è imballato in un’autorimessa dell’ISPRA all’Eur.
 
Dopo la cartolarizzazione del 2003, nel 2005 palazzo Canevari viene svenduto in un lotto e ceduto a Fintecna, una società di Cassa Depositi e Prestiti, e di conseguenza a partecipazione dello Stato. Oggi Cassa Depositi e Prestiti ha istituito CDPImmobiliare s.r.l., una costola della stessa Cassa che ha come riferimento il ministero delle Finanze. 
 
L’ex premier Renzi lanciò la campagna Italia sicura utilizzando, durante interviste televisive, una carta geologica che è la stessa del 1985. Dopo la chiusura del museo, non è mai stata aggiornata per mancanza di un centro di ricerca nazionale. I minerali e le carte geografiche che servirebbero, infatti, restano imballati. “È l’unica collezione geologica dello Stato italiano – afferma Miryam D’Andrea, direttore del servizio attività museale, Ispra- i campioni che sono qui rappresentano, foglio per foglio, tutta la carta geologica nazionale ed è l’unica rappresentazione territoriale che mette insieme tutte le informazioni necessarie. Questo è importante perchè tutti gli altri musei geologici delle università, dei comuni, non hanno questo patrimonio. Le collezioni andrebbero studiate e non tenute chiuse, inoltre i campioni andrebbero fatti respirare”.
 
L’edificio, Palazzo Canevari, è stato creato e voluto da Quintino Sella – mineralogista e per tre volte ministro delle Finanze – e progettato dall’ingegnere Raffaele Canevari a fine ‘800. Fu lì che Sella istituì il Servizio geologico nazionale, lì che nacquero i laboratori per la ricerca mineraria. 
Tanti passaggi di mani, ma oggi di questa storia della chiusura nessuno vuole occuparsene realmente. “Si rimpallano la questione – afferma l’architetto Rita Giardi, ex dipendente del servizio Geologico – il ministero dei Beni Culturali sostiene che riguarda quello dell’Ambiente trattandosi di beni ambientali, come se i beni ambientali non fossero culturali. D’altro canto, il ministero dell’Ambiente sostiene si trattino di beni culturali. L’unico che si è interessato ultimamente è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha mandato una lettera di sollecito per la risoluzione di questo problema”.
  
Nel 2010, nell’ambito dei lavori di ristrutturazione, viene ritrovato un tempio del VI secolo a.c. “Quando abbiamo visto che il palazzo tornava completamente nelle mani dello Stato abbiamo gioito – afferma l’architetto Rita Giardi, ex dipendente del servizio Geologico – pensando che tornasse alla sua destinazione museale. Sono 20 anni che lottiamo. Non so se riusciremo mai a venirne a capo”.
Il ritrovamento rimette in discussione l’intera pianta di Roma avviando una campagna di scavi archeologici. Le mura serviane ritrovate, infatti, ampliano la mappa disegnata fino a quel momento. Inizialmente si riteneva che queste mura fossero appartenenti alla cinta costruita da Aureliano, invece sono ruderi dell’epoca dei re di Roma e sono la testimonianza che sul Quirinale c’erano insediamenti fino a quel momento sconosciuti. 
Il rinvenimento dei reperti pone dei vincoli archeologici. I lavori vengono bloccati. CDP Immobiliare stabilisce un protocollo d’intesa con la Soprintendenza per musealizzare gli scavi. Peccato che questo protocollo riguardi solo il piano del templio e non gli altri quattro piani. Questo toglie i vincoli dal resto del palazzo in fase di consolidamento.
Nel 2015 Cdp Immobiliare decide di destinare i locali di palazzo Canevari ad uso ufficio. 
 
A battersi sul campo è l’Associazione Italia Nostra, che chiede con forza al ministro Franceschini di rivendicare il diritto di prelazione sull’edificio. La Cassa Depositi e Prestiti ha accettato di musealizzare il piano interrato e il primo piano che diventano dei Beni Culturali. La cosa più logica sarebbe ripristinare il resto del museo: in tal caso, aumenterebbe il prestigio, visto che conterrebbe sia una parte archeologica che una scientifica.
Se ormai il destino dell’ex “ufficio geologico” è stato stabilito, che fine faranno le collezioni? Quanto ancora resteranno imballate non a norma? Quando si reperirà un altro edificio? Se si trovasse, quanto tempo passerebbe ancora per la messa in sicurezza? Interrogativi che rivolgiamo al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e al ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini, affinché nel ventunesimo anniversario della chiusura si mobilitino per trovare una soluzione. #salviamoilmuseogeologico
 
Verrebbe spontaneo chiedersi le motivazioni per cui non si sia spostato tutto altrove. La risposta è semplice. Nessun altro edificio, reggerebbe il peso delle collezioni. A pesare di più sono i marmi, poi i plastici e gli scheletri che necessitano di costruzioni ad hoc. Nel 1995 palazzo Canevari venne svuotato appositamente per rinforzare i pavimenti e metter in sicurezza l’edificio.
 
 
Fonte – Ofcs.Report a cura di Carla Schiavo e Veronica Di Benedetto Montaccini.
 
 
 

 
 

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